UN LIBRO PER RACCONTARE...

LE STORIE DI UNO SCOIATTOLO
Ho pensato e pensato, ogni volta, dopo un'assemblea con i genitori in cui erano più le cose importanti dimenticate che non quelle comunicate, a come fare per raccontare sempre tutto!
Mi rendo conto che i genitori dei bimbi non sanno mai con precisione quello che avviene a scuola, se non dalle....note... che un po' raccontano, ma soprattutto, episodi spiacevoli e poi non sono mai abbastanza esaurienti! Quando raccontiamo qualche episodio ci guardano con tanto d'occhi perchè si stupiscono.  - Ma come, sembrano dirci - I nostri bimbi dicono, fanno, così???? Non ci risulta mica!- 
Eppure....
Eppure, come fare per far arrivare a casa racconti precisi che non gettino le famiglie nel panico, nel nervosismo, nella delusione e che permettano anche ai genitori di sorridere quanto sorridiamo noi?
Ecco! Un'idea mi è balenata: se provassi a scrivere, usando gli appunti del "quadernino per la preside" che sta nel cassetto dell'aula, e che serve per annotare fatti e fattacci che avvengono in una giornata di scuopla, alcune storielle buffe, e le facessi arrivare ai genitori periodicamente.... sotto forma di fiaba che non fa male a nessuno, che si può raccontare e che può far riflettere un po' insieme? se provassi?....
Pensa pensa mentre pulisco i disastri di alcuni demonietti (nipotini) che spesso mi girano per casa e che quando sono a pranzo da me fanno danno, mi viene in mente che di solito, chiedo ai bimbi di leggere, di raccontare e di riflettere a voce tanto alta da permettere allo scoiattolo che abita sul pino di fianco all'aula, di sentire e di imparare qualcosa... Potrei raccontare usando le sue orecchie, no?
Provo?
Ok, provo:

SCOIATTOLINO TEO

Abitava da anni su quel bellissimo pino cresciuto di fianco a quella scuola e prima di lui avevano abitato lì suo padre, suo nonno e, pare, anche il suo bisnonno!
Si divertiva a correre per i rami e ogni tanto si fermava per ascoltare le voci dei bambini che stavano nell'edificio a fianco. Sembravano simpatici e poi, ogni tanto, qualcuno si affacciava per osservarlo meglio e a lui non pareva vero di esibirsi sull'albero nelle sue scorribande fra i rami! Era bravissimo e poi era ancora più bravo quando un pubblico così attento lo ammirava!
Alcuni gli avevano anche dato un nome: Cipciop fu la prima proposta, seguita subito dopo da Teo, per fortuna! Pare che il primo fosse il nome di due famosi scoiattoli, ma i bambini e le loro maestre non si decidevano a trovare il più simpatico dei due, così gli avevano affibiato il nome di entrambi. Va bene! Però TEO era più facile e simpatico e fu il più votato!
Teo era vissuto bene per diversi anni: il cibo non gli mancava: insetti, ovetti di ignari uccellini che provavano a nidificare fra i rami di quel bell'albero su cui erano convinti ci fosse posto anche per loro, ma che poi trovavano, invece, uno scoiattolo che rubava loro le uova per mangiarsele;  resti di merendine, erano sempre alla sua portata! Insomma, si stava  benone in quel bel parco, finchè ....
Finchè un giorno non se ne andarono tutti da quell'edificio lì: Teo non se ne era neppure accorto troppo perchè tutto era cominciato in un periodo in cui i bimbi se ne andavano via dalla scuola solitamente: vacanze estive, aveva sentito che le chiamavano. Lui non si preoccupava dal momento che in quel periodo il cibo, anche senza i resti di merendine, non mancava, però... Però le maestre erano tornate sovente e avevano portato via pacchi grandi di....roba...
Poi erano arrivati anche altri uomini che avevano portato via altri pacchi grandi: Teo non sapeva che pensare: era il caso di preoccuparsi? Forse sì, dal momento che, l'autunno arrivò, ma di bimbi neppure l'ombra e, al posto loro, invece, arrivarono macchine, uomini, rumore forte, gente che rompeva, che faceva polvere.... mamma mia che paura!
Il rumore era così forte e ogni tanto cadeva qualche pezzo di muro, tanto che Teo aveva paura che cadesse anche l'albero con la sua casa!
Decise di allontanarsi per un po' e di osservare l'andamento delle cose a distanza di sicurezza. Passò tanto tempo che Teo potè anche  trovare una fidanzata che poi divenne sua moglie e che gli diede due scoiattolini graziosi proprio uguali a lui. Avevano una nuova tana, adesso, confortevole, su un albero vicino ad un vecchio castello diroccato e disabitato e, speravano, più sicura, ma la curiosità di Teo era tanta che spesso tornava nella vecchia tana per osservare e per capire cosa succedeva!
Fu così che, un bel giorno, in inverno, si era fatto forza perchè il freddo era tanto,  era tornato nel vecchio parco. Fantastico!!! I bambini erano tornati, ne era sicuro anche se non giocavano fuori! Si capiva che la scuola era di nuovo abitata e che i bambini erano di nuovo lì! Il loro vociare era inconfondibile!!
Teo si fece coraggio, si arrampicò sul grande pino di sempre e... sbirciò: Sì, aveva avuto proprio ragione! Nell'aula si intravvedevano tante testine che si muovevano vivaci e la voce inconfondibile di qualche bimbo, poi, a tratti, quella di un'insegnante che diceva: "Più forte, parla più forte che lo scoiattolo deve sentirti!! " Lo scoiattolo? Teo? Proprio lui? Proprio di lui parlava quella maestra? Ma se non lo aveva mai visto! Almeno, non negli ultimi tempi! Non abitava più lì! Ma sarebbe tornato a trovarla, se proprio ci teneva, lei e tutti quei bimbi che cercavano di parlare a voce alta per fargli sentire quello che imparavano e per fargli imparare le stesse cose! Sarebbe tornato senz'altro! Che carini!!
Così Teo tornò altre volte e poi ancora altre: non riusciva a stare lontano da quel parco e ogni volta tornava a casa con una storiella da raccontare ai suoi piccoli e alla moglie, tutti episodi che succedevano in quella scuola, in quella classe, come quella volta che....

LA MATITA


Era una matita per scrivere, una "matita matita" come la chiamavano tutti i bimbi della classe prima, compreso il suo padroncino: Pierino Occhialetto, un bimbo con un paio di occhialini tondi, buono buono, ma un vero birbone, quando ci si metteva!
Un giorno fu tirata fuori dal portapenne, come tutte le mattine: le sue colleghe colorate avevano già subito una triste sorte: erano cadute più volte a terra e Pierino Occhialetto, aveva un bell'andare al cestino anche tre o quattro volte, almeno finchè la maestra non gli diceva "Adesso basta!" Perchè era stufa di vederlo andare al cestino a temperare: non serviva a niente: Pierino andava al cestino, temperava, temperava, ma appena appoggiava il colore sul foglio e faceva per colorare, la punta si rompeva! Eh già! La maestra l'aveva detto: "Se le matite battono a terra, la mina dentro il legno colorato, si rompe e temperare non serve più: la matita è inservibile!"
 Pierino era stato avvisato, ma che poteva farci se le matite cadevano?
Così i suoi colori diventavano di volta in volta, inservibili e la mamma di Pierino più volte la settimana, doveva sostituire i colori nel suo portapenne. Anche lei era un po' esasperata e aveva spesso minacciato il suo bimbo: "Guarda che se trovo ancora matite colorate con la mina rotta, non le sostituisco più! Ti arrangi, chiaro?"
Pierino annuiva, prometteva di stare più attento perchè temeva che la mamma prima o poi mettesse in atto la minaccia e poi, chi l'avrebbe spiegato alla maestra? Era buona, ma su queste cose era intransigente: il materiale doveva essere curato e da un po' di tempo andava dicendo che toccava ai bimbi essere attenti ad usarlo bene! Che assurdità! Non si poteva più gettare la colpa sulle mamme distratte che dimenticavano di sostituire il materiale? ma che ingiustizia!!!
Quel giorno,comunque, Pierino aveva tirato fuori la matita matita che finora non era mai caduta e stava bene, anche se, quando veniva presa in mano dal padroncino, si irrigidiva un po' per paura di fare la stessa fine delle compagne!
Insomma, proprio quel giorno, alla maestra venne in mente di spiegare un esercizio prima di dare il via all'esecuzione: si può????
E fu così che Pierino che era già pronto a scrivere con la sua bella matita, si ritrovò con quest'ultima in mano, senza poterla usare. Che farne? Cominciò a farla dondolare tra l'indice e il medio, mentre cercava di ascoltare le parole della maestra anche se non riusciva proprio a seguire bene bene. Che novità era quella? La maestra stava chiedendo loro di osservare un'immagine del libro che avevano davanti per capire cosa avrebbero dovuto fare: non si era mai comportata così!
La matita dondolava e dondolava e Pierino guardava la maestra e non il libro: avrebbe dovuto fare le due cose, ma era complicato perchè già faceva due cose: dondolava la matita e guardava la maestra! Doveva fare anche la terza cosa? Difficilissimo!!!
La matita dondolava e dondolava e piano piano scivolava dalle dita di Pierino che non se ne accorgeva. "Attento che caaaadoooo!" Gridava, ma lui non se ne accorse e così la poveretta scivolando dalle dita distratte del bimbo: TAC! Cadde a terra con un rumore neppure poi così forte! La maestra, però, sentì e si arrabbiò con il povero Pierino che non capiva proprio. Ma cos'aveva fatto di tanto grave? Disturbava di più la maestra che non la caduta della sua matita!
Si chinò mortificato a raccoglierla e neppure si accorse che lei piangeva e si lamentava : "Sono rotta! Chiamate l'ambulanza delle matite che non posso più scrivere!" Provò ad urlare, ma nessuno la sentì. Finalmente la maestra diede il Via e tutti poterono scrivere, anche Pierino che ancora non capiva la sfuriata di prima: scriveva e bene, anche! Scrisse per un po', finchè la punta non si consumò, allora si alzò, andò al cestino, temperò e temperò, poi tornò tranquillo al suo posto. Appoggiò la punta al foglio, fece per ricominciare, ma.... cosa succedeva? La punta si ruppe senza che fosse stata troppo premuta: Pierino cominciò a temere. Che fosse successo alla matita quello che succedeva ai suoi colori? E come l'avrebbe potuto spiegare alla mamma che già era un po' arrabbiata con lui? E cosa avrebbe detto la maestra? "Vedi che cosa succede ad essere distratti? Adesso che farai? Me la chiami l'ambulanza?" Provò a dire la povera matita rotta, mentre gli occhi di Pierino si riempivano di lacrime e lui cercava di pensare in fretta ad una soluzione: "Maestra" Trovò finalmente il coraggio di chiamare: "Non funziona più la mia matita..." La maestra capì al volo (le maestre, a volte, sono delle mamme brave, ma solo "a volte"), gli fornì un'altra matita, prese con delicatezza quella che Pierino le porgeva e provò lei stessa a temperare. "Sì" disse poi, " la mina si è rotta, ma forse si può usare ugualmente, intanto tieni la mia, io userò la tua e proverò a farla funzionare come dici tu. "Grazie!" dissero in coro Pierino e la matitina, ma lei sentì una sola voce e fu contenta della gratitudine del bimbo. Chissà perchè nessuno, neppure le maestre, sentono la voce delle povere matite: eppure esse sono così importanti e hanno una loro dignità! 


FARSI MALE
La maestra era in classe, ma in quel momento guardava a sinistra e il "fattaccio" era successo a destra: Cirifischio aveva ricevuto un calcio in testa e si stava lamentando. Il suo compagno non l'aveva fatto apposta e stava lì tutto mortificato mentre la maestra medicava Cirifischio con un po' di ghiaccio e cercava di capire cos'era successo! La finestra era aperta perchè si stava facendo intervallo, così Teo non faceva fatica a sentire le parole. La maestra faticava un po' a capire come era successo l'incidente: "Ma non vi ricordate che è proibito mettersi a terra proprio perchè potete ricevere un calcio anche involontario?" diceva. Tutti i bimbi se ne stavano seri seri ad ascoltare. "Allora, Cirifischio, racconta!" E Cirifischio provava a spiegare: "Stavo giocando che ero il principe e poi Pierino mi è cascato addosso" "Ma un principe a terra?" Riprendeva la maestra "Sì perchè la principessa Pierina mi ha spinto a terra per farmi fare il cavallo" "Ma tu non sai che non si deve?" E qui una frase mise in allarme la maestra: "Sì, ma io non sapevo che stavo facendo quel gioco!" COME? Anche Teo aguzzò le orecchiette a punta: come si fa a non sapere che si sta facendo un gioco????
La stessa cosa chiese la maestra ma ottenne come risposta la conferma: in realtà Pierina non aveva detto a Cirifischio che voleva giocare con lui al principe e al cavallo!! Che pasticcio! La maestra spiegò più volte che quando si gioca si deve prima invitare qualcuno, poi si decidono insieme le regole e le modalità del gioco, poi... Teo non riuscì ad ascoltare oltre perchè scoppiò in una risata da scoiattolo, talmente forte che ancora un po' e cadeva dall'albero!
Che buffi sono i bambini! A volte decidono cose proprio impossibili! Certo in questo modo è troppo facile farsi male! "Bisogna proprio essere più attenti!" Rifletteva Teo tra una risatina e uno squittìo. Se ne tornò al suo nuovo nido con questa storia da raccontare e chiamò subito a raccolta i suoi piccoli, anche se stavano dormendo della grossa. Non voleva correre rischi con i suoi cuccioli, lui! La vita nel bosco è troppo pericolosa e gli animaletti devono stare molto attenti perchè i pericoli si moltiplicano se ci si dimentica delle regole di buon comportamento!

Scegli un animaletto
Teo stava aguzzando le piccole orecchie per imparare qualcosa quando sentì la maestra che spiegava una cosa che si chiama: "addizioni sulla linea dei numeri"!
Allora aguzzò anche la vista e si accorse che tutti i bimbi avevano messo sul banco un "giochino" fatto di tanti piccoli tasti di due colori. I tasti si potevano sollevare e pareva che su ognuno fosse scritto un numero.
La maestra propose: "Ognuno di voi scelga un animaletto che cammini sulla linea dei numeri, cioè sul vostro giochino, e che vada avanti un numero alla volta."
Pierino scelse un canguro, Pierina un gatto, Matteo una zanzara e Gigetto un passerotto. Nessuno scelse lo scoiattolo e Teostava per offendersi quando sentì la vocetta di Gelsomina che diceva: "Io scelgo lo scoiattolo Teo!" Che bello! Non uno scoiattolo qualsiasi,ma proprio lui!
Teo si ringalluzzì e grazie a Gelsomina, prestò nuovamente attenzione, così imparò che ogni animaletto poteva compiere quanti passi voleva o quanti ne diceva la maestra, partendo da un qualsiasi numero. Per esempio: se lo scoiattolo partiva da 6 e doveva fare 4 passi, alla lavagna o sul quaderno, si poteva scrivere: 6 + 4 = .... e al posto dei puntini si scriveva il numero che compariva dopo aver compiuto tutti quei passi ed essere partiti da 6 che era il primo numero scritto! Facile, no? Teo decise di raccontare tutto ai suoi piccoli e di provare a far imparare loro le addizioni che ancora non sapevano fare, invece dovevano proprio impararle perchè servivano a contare noci e noccioline accumulate nella tana!

Le storie che pongono PROBLEMI

"Oggi vi insegno le storie che si devono risolvere" Disse un giorno la maestra poi continuò: "Chi di voi ha dei "problemi "o sa cosa sono i problemi?" Teo come al solito ascoltava dal suo albero preferito e aguzzava la vista,così si accorse che i bimbi alzavano le manine e raccontavano: chi aveva un problema, chi raccontava che mamma o papà o nonno avevano problemi... Insomma, tutti sapevano cosa voleva dire avere dei problemi. La maestra,però, non si fermò lì, ma fece prendere un quaderno e fece scrivere la data e proprio la parola: "PROBLEMA" su quel quaderno, poi fece scrivere una storiella di numeri ai bimbi. Dopo un po' li invitò a disegnare la storiella, facendo ben attenzione ai numeri che stavano scritti e alle azioni che si dovevano compiere. Una certa azione, comunque, si poteva scrivere con un segno che tutti conoscevano e che si chiamava PIU' + ! 
I bimbi fecero il disegno, poi scrissero i numeri con l'operazione +, per l'appunto.
Teo avrebbe voluto procurare ai suoi piccoli fogli e matite, per aiutarli ad imparare ma non sapeva come.... comunque decise di tornare alla sua tana al più presto per raccontare senza dimenticare nulla di quel che aveva imparato.Purtroppo, in quel periodo, i suoi piccoli dormivano tantissimo e Teo non riusciva a farli rimanere svegli per tutto il tempo che gli serviva per insegnare loro. Gentilmente aprivano gli occhietti vispi, ma li richiudevano quasi subito dopo aver mangiucchiato qualche frutto che egli aveva portato loro o che trovavano nel mucchio delle provviste che avevano accumulato durante l'inverno. 
Raramente uscivano con lui alla ricerca di qualche bacca dimenticata dalla neve: avevano troppo freddo e si lamentavano continuamente, nonostante la pelliccia calda che la mamma, prima di uscire, lisciava sempre con cura anche se si era un po' rovinata e impolverata durante l'inverno. Sicuramente, però, non avevano alcuna resistenza nello stare ad ascoltare il babbo che raccontava le storie della scuola: cos'era mai quel posto che loro non conoscevano? E poi, non c'erano bacche nè frutti! Il babbo parlava di bambini: cos'erano? A lui parevano simpatici ma la descrizione suggeriva ai cuccioli altre immagini. Non erano mica quei mostri grandi grandi che a volte, anche presso la loro tana arrivavano, urlavano e, magari, se scovavano il loro rifugio, tiravano pietre, che non sono neppure buone da mangiare, e spaventavano i poveri scoiattolini? I bambini erano quelle cose lì? Allora non solo non erano interessanti, ma erano proprio da sfuggire!

PRIMAVERA

Già da qualche giorno l'aria si era fatta tiepida e gli scoiattolini non riuscivano più a trovare scuse per rimanere nella tana a dormire mentre mamma e papà uscivano in cerca di cibo.
Un mattino, poi, sentirono papà Teo che si agitava tantissimo e squittiva ad alta voce: "E' arrivata, adesso sì che è proprio arrivata! L'hanno detto anche a scuola!" "Cos'è arrivata?" Fece il più piccolo dei cuccioli 
"La primavera!" Rispose Teo felice di sentirsi interpellare da quei due diavoletti che negli ultimi tempi potevano essere scambiati per cuccioli di ghiro, tanto dormivano!
"E cos'è la primavera?" Fece il fratello piccato per non aver posto lui per primo la domanda. Teo si rese conto che i suoi cuccioli erano troppo piccoli per riconoscere quel bel periodo dell'anno: erano nati al termine della primavera precedente e non ne avevano vissuto la dolcezza, il cambiamento di clima, il calore, i fiori,le gemme e i nuovi frutti! Nulla di tutto questo: all'inizio erano due batuffoli nudi e piccolissimi, attaccati al pelo della mamma, che succhiavano il suo latte e si beavano del calore del suo corpo, non di quello del sole...
Teo provò a raccontare alcune cose ma i piccoli ricominciarono a sbadigliare, allora si arrese. "Uscite con me!" Disse, poi li sospinse fuori dalla tana, aiutato dalla compagna che con il musetto spingeva i cuccioli.
Si incamminarono tutti, con molta circospezione, almeno all'inizio, verso il parco della scuola, proprio dove Teo era abituato a recarsi quasi ogni giorno. Passarono in mezzo agli alberi del Centro Storico, nei cortili, nei giardinetti, evitando così i luoghi che gli uomini usavano per arrivare da un posto all'altro e che chiamavano "strade", ma che erano troppo affollate e anche frequentate da oggetti grandi pesanti e veloci che servivano a trasportare persone e cose: automobili si chiamavano.
Era una giornata di sole, non faceva freddo e l'aria che muoveva un po' le fronde degli alberi, era piacevole. Gli scoiattoli correvano volentieri perchè così si scrollavano di dosso il sonno e la polvere accumulata nella tana. Il pelo era un po' meno lucido del solito e tutti erano diventati più magri di quando era cominciato l'autunno, cioè il periodo in cui si cominciavano a raccogliere i frutti per il periodo del freddo. I cuccioli sembravano persino più piccoli di quando si erano rifugiati nella tana. In realtà erano cresciuti, anche se di poco.  
 La famiglia degli scoiattoli, comunque, arrivò sana e salva al parco della scuola e Teo, orgoglioso, indicò a tutti l'albero su cui si arrampicava sempre: era altissimo e bellissimo! I cuccioli erano senza fiato e Tea, la compagna di Teo, lo guardava con ammirazione: davvero quello scoiattolo era un campione! Proprio bravo ad arrampicarsi su quell'albero così alto! In ogni caso tutti provarono a fare come lui per arrivare a vedere la finestra dell'aula di cui parlava sempre e..... ci riuscirono! Quando arrivarono al ramo indicato da Teo, si guardarono intorno: il panorama era bellissimo e sotto di loro, sempre in quel parco, c'erano due alberelli molto più bassi e più esili, ma ricchi di fiorellini bianchi! Che spettacolo! Si accorsero anche che molti petali erano già caduti a terra, formando un tappeto delicato. Di fianco ai due alberi e dietro ad essi, due siepi: una lunga che fiancheggiava un vialetto, l'altra fiancheggiava una...rete, anzi, recinzione, disse Teo che conosceva le parole degli uomini e spiegò anche che quella cosa, costruita dagli uomini, serviva ad impedire che altri uomini entrassero senza essere invitati, nel parco o nella scuola. Perchè? Gli scoiattoli non capivano la necessità di una costruzione simile: loro non ne avevano e non solo perchè non sarebbero riusciti a costruirla, ma anche perchè non ne avevano mai avvertito la necessità!


CRESCERE

Teo era tornato con la sua famiglia alla tana di sempre. Ora che la Primavera era tornata, i suoi piccoli uscivano spesso e, a volte, andavano con lui nel parco della scuola così, per curiosare un po' e per ascoltare i discorsi di quegli esseri piccoli per gli uomini, ma pur sempre enormi per loro, che venivano chiamati...bambini...
In particolare c'era una stanza che li attirava: era quella la cui finestra si affacciava sull'albero altissimo sul quale essi si arrampicavano. Erano piccoli, ma pur sempre un po' troppo grandi e pericolosi per loro tant'è vero che quando quei bambini uscivano in cortile a "giocare", gli scoiattolini, insieme al loro papà, o anche da soli, se ne stavano ben nascosti fra i rami, o ben lontani da lì, se riuscivano ad andarsene prima!
Fu così che un giorno gli scoiattolini udirono la maestra chiacchierare con i bambini di cose che "non si fanno e che non si dicono": "Non ci si fa male" diceva la maestra e proseguiva: "Non solo quando la maestra o la mamma può vedervi, ma farsi male o farsi dispetti, è una cosa che sporca il cuoricino e che non si deve fare perchè è sbagliata!" I bimbi parevano d'accordo e ognuno diceva la sua! "Che bravi! Da ora in poi si comporteranno benissimo" pensavano gli scoiattolini, anche se in quel momento arrivò il babbo che pareva lì apposta per spegnere il loro entusiasmo: "Non crediate che si comporteranno sempre bene, adesso! Sono un po' come voi, quei bambini: capiscono e dicono bene, ma poi si dimenticano dei buoni propositi e devono ricominciare daccapo mille volte, prima di poter dire di aver imparato bene quella lezione! Il bisticcio è la cosa più difficile da abbandonare! Anche per voi è così, di solito, non è vero?" Gli scoiattolini smisero subito di sorridere, si fecero seri seri e poi non poterono far altro che annuire: già, era proprio così: mamma e papà impazzivano nel rincorrerli e nel rimproverarli: "Non rubatevi le nocciole, ce n'è per tutti, non tiratevi le code, non strappatevi il pelo...." e così via. Promettevano sempre di non farlo mai più, ma alla prima occasione ricominciavano! Ma allora quella maestra era tanto ingenua da credere che i bambini non avrebbero mai più bisticciato? Lo chiesero al babbo che sorrise: "No, rispose, La maestra sa bene che i bimbi imparano un poco alla volta ma non può fare a meno di insegnare, di ripetere e di aiutarli a ricordare in mille modi. Prima o poi, chissà che i bimbi, divenuti grandi, non comincino a comportarsi bene, forse anche a voi succederà...."
Gli scoiattolini sorrisero: allora anche mamma e papà sapevano che loro avrebbero impiegato tanto tempo, ma che prima o poi sarebbero diventati scoiattoli adulti e bravi!

I BIRICCHINI E LE BUGIE

Un giorno a primavera inoltrata Teo tornò alla sua tana dopo il solito giro di esplorazione dei dintorni. Aveva lasciato la sua famigliola con l'incarico di raccogliere ciliegie selvatiche e frutti per la tana, una piccola provvista per i periodi in cui un temporale o qualche altro intoppo li avrebbe costretti a stare qualche giorno a...riposo forzato.
Entrò e subito si accorse che qualcosa di strano era successo. La sua compagna non c'era, invece i due piccoli erano già rientrati e, nonostante fossero fermi e silenziosi come di solito non accadeva, si notava subito che l'umore non era quello solito....
Ciascuno di essi, infatti, se ne stava seduto su un mucchio di piccoli frutti: il più grande su un mucchio più grosso e il più piccolo su un mucchio decisamente più piccolo. Nulla di strano. Senonchè....entrambi avevani il pelo arruffato e alcuni ciuffi mancanti, le code gonfie si muovevano nervosamente in qua e in là, i musetti erano imbronciati: nessuno dei due sorrideva, anzi, pareva che non osassero alzare lo sguardo. Teo provò a chiedere: "Ciao ragazzi, cos'è successo?" Subito si scatenò il finimondo: entrambi si precipitarono intorno a lui squittendo nervosamente ansiosi di raccontare tutto quanto era successo col risultato che Teo non ci capì nulla!
"Calmatevi e parlate uno per volta!" Impose non appena gli riuscì di farsi sentire tra il chiasso.
Il più grande cominciò: "Io ho raccolto tanti frutti e lui è geloso!" disse, ma il piccolo lo apostrofò: "Non è vero niente! Sono io che ho raccolto tanto e lui mi ha picchiato, mi ha preso tutto e vuole essere il più bravo! Ma non è vero!!!"
"Sei un bugiardo!" "Bugiardo tu!" E stavano per ricominciare a darsele quando la mamma sopraggiunse e Teo ne approfittò per bloccare la piccola rivoluzione.
"Non ho intenzione di punire nessuno nè di premiare: voglio però sapere la verità!" Impose.
Allora miracolosamente, lo scoiattolino più grande si fece mite e piagnucoloso e con la vocina rotta dal pianto confessò: non aveva trovato molti frutti e quando aveva visto il fratello che aveva accumulato tante cose, aveva voluto prendere la maggior parte del cibo per essere lodato di più! Il piccolo si gonfiò di orgoglio....
"Ma cosa credete?" iniziarono Teo e la mamma "Secondo voi era tanto importante chi aveva accumulato più frutti? No, guardate, per noi è importante avere una piccola scorta e non importa chi riesce meglio: è importante invece che impariate a raccogliere: a volte succede di trovare di più, altre volte di meno, non si è più bravi o meno bravi per questo, è questione di...fortuna...anche tra i grandi può succedere....
A noi importa che sappiate lavorare e che un po' di provvista ci sia, il resto... non è affar nostro, quindi la vostra lite è stata un po' inutile ed ha avuto come unico risultato il vostro broncio e le vostre ferite! Sciocchini!"
I due scoiattolini erano impietriti: come? Nessuno dei due veniva lodato e nessuno rimproverato o punito? Ma i loro genitori erano forse impazziti? Ripensarono alle parole che avevano appena ascoltato e poi... sorrisero, si diedero una scrollatina e, finalmente, si avvicinarono per annusarsi affettuosamente, ancora una volta amici! Teo si rilassò: questa volta la lezione era servita!

COMINCIARE INSIEME

Teo e la sua famiglia avevano trascorso un'estate davvero torrida: frutti ne avevano trovati! Eccome! Avevano mangiato noccioline, bacche, ma l'acqua: quella no che non l'avevano trovata: loro erano animaletti che si abbeveravano prendendo le goccioline che scivolavano dalle foglie umide delle piante, dalle pozzanghere o, quando erano fortunati, da una vasca, magari di pietra, in cui era rimasta un po' d'acqua piovana...
Quell'estate invece... nulla di tutto ciò: non pioveva da molto tempo: le bacche si erano presto rinsecchite, le foglie non lasciavano cadere goccioline di nessun tipo e acqua non ce n'era, nè nelle pozzanghere (ma quali pozzanghere, poi, se non pioveva mai!?), nè, tantomeno nelle vasche! Neppure nel fiume o nel lago, trovavano acqua pulita, avvicinabile! Poveri scoiattolini! Avevano rischiato di  morire come alcuni piccoli amici che, più piccoli, appunto, o più fragili, non trovando acqua, con quel caldo torrido, avevano boccheggiato per un po', poi erano morti perchè senz'acqua non erano riusciti a sopravvivere! Le mamme ed i papà, essendo più grandi, ce l'avevano fatta, ma loro no! Poveri cuccioli! I piccoli di Teo, invece, avevano imparato a muoversi e a correre un po' meno... Trascorrevano le giornate nella tana che proprio fresca non era, ma certo un po' meno bollente della temperatura che avrebbero trovato fuori. Avevano tanto caldo e tanta, tanta sete, ma erano riusciti a resistere finchè un giorno la pioggia era arrivata! Violenta, da non poter mettere il muso fuori dalla tana perchè li avrebbe portati via, ma  era acqua! Così, quando la pioggia era terminata, i due scoiattolini, con mamma e papà, erano usciti e avevano bevuto tanto! Dalle foglie, dalle pozzanghere che si erano formate e anche da alcune pozze che gli uomini avevano scavato! Che sollievo! Poco importava che la temperatura fosse così fresca da dare qualche brivido, dopo tanto caldo! Il freddo era anche piacevole e si poteva di nuovo scorrazzare senza temere di morire per il troppo caldo e per l'arsura!
Uno di quei giorni freschi, per l'appunto, Teo se ne tornò nel parco della scuola e si accorse che i bimbi erano ritornati: si accorse del loro vociare, dei loro giochi in giardino dove lui, per non farsi prendere, dovette nascondersi fra i rami dell'albero alto, come sempre, del resto! Che bello, però, con i bimbi di nuovo nella scuola, la vita era ripresa in modo regolare ed allegro! Ci sarebbe stato di nuovo molto da imparare e Teo sarebbe tornato spesso con qualche novità per i suoi piccoli e per la moglie!
l'estate stava finendo, ma il tempo portava la gioia di una ripresa vivace! Teo era contento e tornò alla sua tana con un nuovo racconto!

CONDIVIDERE

Un giorno Teo, tornato alla sua tana, trovò di nuovo i suoi piccoli arrabbiati e arruffati: uno di loro aveva raccolto tante noccioline e l'altro qualche mandorla, ma poche. L'uno avrebbe voluto le mandorle dell'altro e l'altro avrebbe voluto tutte le nocciole del fratello! Teo, a scuola, aveva imparato una cosa di Matematica (così la chiamava la maestra) e ci provò: - I problemi si risolvono, di solito, con la DIVISIONE - disse facendo un po' di confusione, ma neanche troppa - Se voi mettete insieme i vostri frutti (ADDIZIONE), anzichè 24 nocciole e 10 mandorle, avrete 34 FRUTTI, poi, facendo la DIVISIONE  in DUE parti UGUALI, avrete: 34 : 2 = 17 frutti ciascuno, ma non basta: se giocherete tutti e due da bravi fratelli, potrete usare TUTTI i frutti e ciascuno di voi potrà usare 34 frutti fra nocciole e mandorle che valgono di più! Che ne dite? - I due scoiattolini erano rimasti a bocca aperta e solo alla fine, scoppiarono in un urlo e si misero e correre in tondo per la tana gridando: - Bravissimo papino! Ma come hai fatto ad essere così bravo? - Teo orgoglioso, rispose: - Ho ascoltato la spiegazione della maestra che stava provando a mettere d'accordo due bimbetti che piangevano....-  - Racconta- Fecero in coro i cuccioli - Allora, dovete sapere che due bimbi: Luciano e Mario, avevano: uno 18 figurine, l'altro solo 6 ma di valore e bisticciavano proprio come facevate voi per le nocciole e per le mandorle. La maestra, allora, ha detto qualcosa di Matematica: ha detto che la divisione è l'operazione più importante perchè serve a... distribuire le cose... sì sì, ha proprio detto così!
Se i bimbi mettono insieme le loro figurine, poi le dividono in parti uguali, quello che ne aveva di meno ne avrà di più e quello che ne aveva di più ne perderà poche. Poi se metteranno insieme tutto, tutti giocheranno con tutto! Non è bellissimo? Una soluzione semplice semplice che serve a stare bene, no? -  I cuccioli erano ammutoliti: il loro papà era diventato anche un po' matematico: una persona, insomma! Comunque provarono a fare come aveva spiegato e si accorsero che funzionava e che non erano più arrabbiati nè invidiosi. Andare a scuola doveva essere proprio bello se si diventava così intelligenti e capaci di risolvere i problemi della vita! Che bravo papà, avevano! Quello non l'avrebbero diviso mai con nessuno!


Il litigio
La scuola era ricominciata. I bimbi erano tornati a riempire con le loro voci allegre, aule e cortile della scuola e, come ogni anno, Teo, discretamente, osservava tutto quel che succedeva dall’alto del suo albero. Vedeva i bimbi più piccoli correre nel cortile, quelli un po’ più grandi, stare attenti a non trasgredire troppo le regole e a giocare in cortile anch’essi. Un giorno come tanti, dopo l’inizio delle scuole, Teo sentì un vociare un po’ diverso dal solito, più acuto e stridulo, ecco. Così si sporse un po’ di più dal suo ramo per vedere meglio e quello che vide non gli piacque per niente: due bambini che prima stavano giocando in un gruppo, si erano distaccati dai compagni e stavano litigando, ma tanto e seriamente!
Uno spingeva lontano l’altro e si dicevano a vicenda: “Non puoi giocare” e l’altro rispondeva: “Ma perché io no e tu sì?” “Perché io sono più forte e tu sei solo un microbo!” “Sarai grande tu!” “Certo e sono anche più forte, poi l’hai sentita Anita, vero? Dice che tu non puoi stare nel gruppo! Allora fila!” “Ma brutto….” Teo non volle ascoltare anche la parolaccia e si tappò le piccole orecchie, ma gli occhi no! Non ci riuscì proprio! Fu così che vide il bambino della parolaccia, spintonare il compagno che,perdendo l’equilibrio cadde e andò a sbattere la faccia proprio su una pietra appuntita che chissà che ci faceva proprio in quel punto? Il bambino tirò su il musetto ferito e sanguinante e si mise a piangere. Le maestre e gli altri compagni accorsero subito a chiedere cos’era successo. Intanto il Pierino che aveva spintonato il compagno si era fatto bianco bianco e, spaventato, se ne stava in un angolo senza avvicinarsi a nessuno, tanto l’altro bambino avrebbe subito detto che la colpa era sua! E fu così, infatti: Teo vide tutti voltarsi a cercarlo e lui, sempre più piccolo e bianco cercò di piagnucolare qualcosa che Teo non sentì bene, poi tutti entrarono e il colpevole rimase lì fuori con una maestra che, invece di sgridarlo, parve mettergli un braccio intorno alle spalle e lo trattenne. Cosa si dissero, Teo non lo seppe mai, ma dopo qualche minuto vide il bimbo sorridere anche se ancora timidamente e poi la maestra gli tese una mano, allora lui mise la sua nella mano della maestra e se le strinsero, come se avessero fatto un patto!
Teo sorrise: fine dei problemi?
Chissà…
Certo i due rientrarono e dopo un po’ si videro i due bimbi che avevano litigato, uscire dalla scuola chiacchierando e Teo questa volta provò ad aguzzare le piccole orecchie per sentire: “…. Allora adesso siamo amici?” Chiedeva quello ferito “Sì e ti chiedo scusa: io non volevo che tu ti facessi tanto male! Volevo solo farti stare fuori dal gioco” “e perché?”
“Perché avevo un po’ paura che tu fossi più bravo di me e che tutti poi volessero stare con te e non più con me! Ma non volevo farti male, davvero!” “Capito, capito!” Faceva l’altro “Però non sei mica stato simpatico! Io volevo solo giocare e poi, se sono bravo, che ne posso?” “ Ma non devono venire tutti con te!” Aiuto! Cosa succedeva? I toni si stavano di nuovo alzando e Teo temette per un nuovo litigio! “Facciamo che se vengono tutti da me io mi avvicino a te e dico che tu sei mio amico?” Propose l’altro e si ricevette un sorriso! Meno male! Teo sospirò! Pace fatta! I due si strinsero la mano. Bastava così poco, ma sarebbe bastato anche tanto poco per riprendere a litigare! Invece la soluzione venne trovata e i due tornarono dentro tenendosi per la mano.





Per la strada

“Oggi impariamo a muoverci in sicurezza per la strada.” Stava dicendo una maestra  ai suoi bambini, uscendo in cortile, mentre loro si muovevano in fila. Arrivò un vigile in divisa che disse che li avrebbe accompagnati durante l’uscita. I bambini guardavano ammirati la divisa di quel signore! Chissà quanti di loro avrebbero  voluto indossarla!
Il gruppo si incamminò per il vialetto del cortile, mentre Teo dall’alto del suo albero osservava la scena.
Uscirono dal cancello e se ne andarono per la strada, sempre in fila, maestra in testa e vigile in coda. Teo non vide quello che fecero per la strada ma li sentì tornare allegri e chiacchieroni, dopo una mezz’oretta.
Stavano facendo un sacco di domande al vigile che rispondeva pazientemente a tutti…come poteva….
“Anche tu devi obbedire?” chiedeva qualcuno!
“Sì, devo obbedire al mio comandante, ma, soprattutto, ci sono regole importanti che non posso mai trasgredire, soprattutto, regole della strada: devo stare attento con l’auto, devo rispettare i limiti di velocità, devo osservare la strada con attenzione, dare le precedenze, fermarmi prima delle strisce se qualcuno vuole attraversare, rispettare i semafori, oltre a dover dirigere il traffico, devo muovermi sempre con attenzione….” “Sei bravissimo!” Gli disse qualcuno “Veramente” fece lui “Chiunque dovrebbe conoscere e rispettare queste regole perché non vengono proposte mica solo ai vigili, ma a tutti! Per esempio, voi, anche se non guidate, dovreste sempre camminare sul ciglio della strada come oggi, guardare bene a sinistra e a destra quando dovete attraversare anche se c’è un semaforo ed è verde per voi e stare attenti alle auto o a qualunque veicolo passi, perché se non vi vede sono guai e voi siete ancora piccolini, perciò è facile per voi non essere visti!”
“Se non rispettiamo le regole ci prendiamo una multa?”
“Se un vigile vi vede, forse sì, forse i vostri genitori possono essere multati, ma soprattutto, voi potete farvi male e non è peggio?” “Certo!” commentarono i bambini.
“Anche in auto dovete stare sicuri e per questo dovete sedere il più a lungo possibile, sul sedile dietro, usando ancora per alcuni anni il cuscino che vi solleva e, SEMPRE, la cintura di sicurezza.  Vi ricordo che non serve stare in braccio ad un adulto perché le braccia, per quanto siano affettuose, in caso di urto, si aprono e vi lasciano sfuggire! Attenti, perciò, se siete in auto e attenti anche ai vostri fratellini perché stiano sul seggiolino con la cintura e non in braccio  neanche se fanno i capricci!”
“Inoltre”, proseguì “le strade devono essere organizzate in modo sicuro per voi: quando c’è un incrocio ci devono essere almeno le strisce pedonali che permettono di attraversare, il fondo della strada deve essere ben curato e sui bordi della strada dovrebbe sempre esserci un marciapiede che vi permetta di camminare in sicurezza, ma voi lo dovete usare e poi obbedite sempre agli adulti che vi accompagnano perché sicuramente loro desiderano farvi arrivare sani e salvi a destinazione!” “Come se la strada fosse una giungla” fece uno. “E a volte lo è un pochino, sai?” Rispose il vigile sorridendo!
Teo si rifugiò sul suo solito ramo perché chiacchierando chiacchierando, i bimbi erano arrivati all’edificio e stavano per entrare.


UN ORTO A SCUOLA


Teo quel giorno si recò nel solito parco della scuola  con una fame da...lupo....anche se lui era solo uno scoiattolo!
Si arrampicò sul solito albero deciso ad arraffare il maggior numero di briciole di merendine che avrebbe potuto, anche a costo di rubare qualche pezzetto dalle mani di qualche bimbo più distratto di altri, tanto lui era velocissimo e i bimbi tutt'al più si sarebbero meravigliati un po' nel vedere un animaletto piccolo come lui che si avvicinava tanto a loro e le maestre...non sarebbero mai riuscite a catturarlo! Non prevedeva, il poveretto, che da quella volta in poi, se avesse davvero rubato un pezzo di merendina dalle mani di qualcuno, gli adulti della scuola lo avrebbero perseguitato ben bene e lo avrebbero cercato dovunque! Avrebbe potuto essere un bel problema per il povero Teo! Avrebbe dovuto scappare per non farsi catturare  e non avrebbe più potuto tornare in quel parco che tanto amava!
Comunque Teo non riuscì a mettere in atto il suo piano perchè arrivò un po' in ritardo nel parco della scuola e i bimbi erano già rientrati nell'edificio! Che sfortuna!
Si aggirò fra le pietre e la poca erba rimasta nella speranza di trovare qualche pezzetto di merenda o qualche briciola, ma niente da fare! Che quel giorno non fossero usciti i bimbi o peggio, non avessero portato fuori le loro merende? Che storia era mai quella? 
Mentre si stava aggirando pensieroso e veloce intorno alla base del grande albero (pochi alberi erano rimasti in quel parco: gli uomini ne avevano buttati giù parecchi, ma almeno quello grande era rimasto anche se Teo temeva che prima o poi gli uomini si sarebbero accaniti anche contro di lui e lo scoiattolo? Che fine avrebbe fatto lui? Come sarebbe arrivato alle finestre più alte della scuola per ascoltare quelle vocette che tanto gli piacevano? ) Teo si preoccupava e pensava ai tanti cambiamenti a cui aveva assistito: alcuni di quelli non gli erano piaciuti proprio per niente! Insomma, a tutte quelle cose pensava lo scoiattolino nella  testolina minuscola, così subito non si accorse che dalla porta sul retro della scuola, erano usciti alcuni bambini con le loro maestre e con le mani coperte di tanti colori! 
Si avvide del fatto quando li sentì ridacchiare, chiacchierare e sentì anche qualcuno che diceva: "Maestra, ho visto qualcosa di piccolo che si muove velocemente vicino all'albero! Sarà uno gnomo?"
Teo ridacchiò: uno gnomo lui? Nessuno lo aveva mai scambiato per uno gnomo.... di cosa si trattava, poi? Di una fetta di tortina che corre? Di un uccellino? Provò a fare più attenzione alle parole che venivano pronunciate: magari avrebbe capito qualcosa in più....
Una maestra, infatti, stava proprio rispondendo a quel bimbo "E chissà? Magari hai proprio visto uno gnomo, o magari si tratta di una biscia o di un uccellino (BISCIA? UCCELLINO? TEO? Nessuno pensava che si trattasse di uno scoiattolino affamato? Allora nessuno gli avrebbe mai dato qualcosa da mangiare, in questo modo! Povero Teo!) " Però nessuno diceva a nessuno cos'era uno..."gnomo"..... e Teo non riusciva a capire nulla! Accidenti!
Con le mani colorate, i bimbi, ben schierati intorno alla recinzione, verso il fondo del cortile, cominciarono a strappare erba e a prendere in mano oggetti che trovavano, pietre, radici, insetti  e a darli alle maestre, poi queste  consegnarono loro degli oggetti che sembravano di metallo e che chiamavano ..."zappette" con i quali essi picchiavano sulla terra e li affondavano smuovendola. Qualcuno, usando quello strumento e scavando, cominciò ad urlare:"Guardate cos'ho trovato! Una pepita d'oro!" La maestra si avvicinò e così fece anche Teo, facendo ben attenzione a non farsi notare: non gli piaceva mica essere scambiato per uno di quei personaggi strani, di cui conosceva solo il nome: "gnomo", gli pareva di ricordare. La maestra prese in mano quell'oggetto che era di colore rosso e disse: "Non è d'oro, ma certo è una pietra preziosa! Chi mai l'avrà messa qui?" Intanto qualcun altro gridò:"Anche qui c'è qualcosa, ma non è rosso, è verde!" "Anch'io ho trovato!" "Anch'io!" "Anch'io!" Si levarono vocette qua e là e tutti portavano i loro ritrovamenti alle maestre che raccoglievano il tutto in sacchetti che avevano in mano. Teo non capiva più niente: ma cosa facevano tutti quei bimbi lì sotto? Non stavano facendo merenda, questo era sicuro! E cosa stavano raccogliendo? Non aveva mai visto nulla di simile nella sua vita ormai, secondo lui, lunghissima! 
Ma...Attenti! Una delle maestre stava dicendo qualcosa che poteva aiutarlo a capire...forse: "Su bimbi, zappate che dobbiamo costruire un'aiuola e poi dovremo seminare qualche erba  o qualche ortaggio che ci piaccia!" Zappate? Seminare?  Aiuola? Ortaggio? E che volevano dire? E poi, cos'erano quelle pietre colorate che i bimbi trovavano? E ancora quella parola strana: "gnomo"... chissà... Le parole della maestra avevano confuso le idee di Teo ancora di più, se possibile! 
Dopo un po' di lavoro e di raccolta delle pietre strane, i bimbi, richiamati dalle maestre, rientrarono in scuola mentre Teo rimase lì, con la sua fame di prima e nella testolina, poche idee ben confuse!
Di sicuro era riuscito a non farsi più scorgere dai bambini o dagli adulti, ma era rimasto con un palmo di naso perchè ricordava di essere stato scambiato per uno....gnomo.... che neanche sapeva chi fosse, poi i bambini avevano fatto quello strano lavoro con oggetti che avevano chiamato..zappette... inoltre avevano trovato oggetti colorati.... pietre...preziose... Boh? E poi avevano ancora scavato ma in realtà non avevano lasciato un buco, ma dove avevano fatto quel lavoro lì, la terra era tutta smossa e morbida, come se volessero mettere dei semi... Aha... forseforse.... Ecco, sì! Magari volevano proprio mettere dei semi nella terra smossa! Ecco perchè avevano lavorato tanto! A Teo non sarebbe rimasto che aspettare, prima o poi nella terra sarebbero arrivati semini che lui, poi, avrebbe potuto prendere e mangiare, sì ma se non si sbrigavano a portarli entro pochi minuti, lui sarebbe morto di fame! E aspettò, ma, proprio come aveva temuto, più nessuno venne a portare i semi, anzi, dopo pochi minuti, la campanella della scuola suonò e i bimbi, tutti quelli della scuola, grandi e piccini, in fila, uscirono con i loro zaini a spalle, per raggiungere i genitori che li aspettavano e per tornare a casa per il pranzo. Fu così che a Teo non rimase che aspettare che tutti se ne fossero andati per tornare alla sua tana, dalla sua famiglia e cercare di mangiucchiare qualcosa lì! Eh già, poverino, nessuno gli aveva offerto nulla! 
In realtà lui aveva in mente un'azione che, a pensarci bene, non era mica tanto bella per i suoi amici bambini: avrebbe voluto prender, cioè ...rubare, i semini che i bimbi volevano mettere nella terra e Teo sapeva bene che in questo modo, nessuna pianta, avrebbe più potuto crescere e loro sarebbero rimasti con un palmo di naso, fra qualche tempo, anche se a nessuno sarebbe potuto venire in mente che era stato Teo a rubare i loro semini... avrebbero pensato agli uccellini... Sicuro, ma il cuoricino di Teo non reggeva questo imbroglio! No, lui voleva tanto bene a quei piccoli amici che in realtà non l'avevano mai visto e mai avrebbe voluto sopportare i loro musetti tristi, perchè così sarebbero diventati,  e delusi! No, un dispetto così non si poteva fare! Poveri bambini! Ma cosa voleva poi dire la parola.... gnomo? Chissà....

FRAGOLINE

Dopo qualche tempo i bimbi scesero nuovamente nel cortile armati di guanti, zappette e rastrellini. Teo era come al solito in cima al suo albero e osservava.... Vide, così, la maestra che apriva dei grossi sacchi pieni di...terra nera e tutti aiutavano a spargere quella terra nell'aiuola, lisciandola con i rastrellini... Poi vide rientrare e di nuovo uscire la maestra con in mano delle cose strane, grigio scuro e svolazzanti.... Cos'erano? quando piano piano, con i bimbi, la maestra distese quelle cose e spiegò che quei "sacchi" (Così li chiamava) servivano da "Pacciamatura"(Che strana parola...), Teo capì: si trattava di oggetti che dovevano servire per impedire alle erbacce di crescere.... Infatti i bimbi avevano un altro sacco da cui di volta in volta, si tiravano fuori piantine e si "bucava" un po' quel sacco disteso sul terreno, poi nel buco (Teo si sporgeva per vedere bene bene) si inseriva la piantina tirata fuori dal sacco pieno, spingendo ben bene le sue radici nella terra nera e ricoprendole con un po' di terriccio preso lì accanto. Quando tutte le piantine furono messe nei buchi fatti a mano a mano, la maestra chiese a due bimbi di andare a riempire gli innaffiatoi di acqua e di bagnare le piantine. Vennero riempiti più volte gli innaffiatoi, si irrigò ben bene, poi la maestra incaricò i bambini di bagnare ogni giorno le piantine, a due a due, mettendosi d'accordo giorno per giorno, prima di salire in classe perchè la terra doveva restare sempre umida.... Così, spiegò lei, dopo un po' di tempo, sarebbero spuntate delle fragoline dalle piantine che avevano messo a dimora...Che bello! Teo si sfregò le zampine: ci sarebbero state fragoline anche per lui e per la sua famiglia! 
I bimbi, incantati, promisero di andare a bagnare sempre quella terra per poter mangiare le fragoline!! E anche, disse la maestra, perchè crescessero anche le piantine di salvia e di rosmarino che avevano inserito negli angoli dell'aiuola!
Fu così che Teo vide spesso (Mica ogni giorno!!!), bombi che si avvicendavano con gli innaffiatoi, a bagnare.... Però.... le piantine crescevano bene, ma insieme a loro crescevano anche... erbe che diventavano altissime, finchè un pomeriggio, quando tutti erano a casa, la maestra si avvicinò all'aiuola, armata di zappa e.... zappò, zappò, finchè ebbe tolto tutte quelle erbacce che infastidivano le fragoline! Solo loro lasciò! Meno male!, Dopo un po' di tempo, infatti, le piantine fecero spuntare alcuni frutti prima verdi, poi piano piano, rosa pallido e alla fine ROSSI! Erano le fragole!!! Che buone!!!
Teo scese e si avvicinò: ne rubò solo una per lui, una per i suoi piccoli e una per la moglie, perchè non voleva privare quei bimbi dei loro tesori: infatti, ogni tanto la maestra compariva a raccogliere qualche frutto, probabilmente per portarli ai suoi bimbi: Teo non aveva il coraggio di deluderli, anche poi perchè chi andava a bagnare sapeva benissimo quanti frutti c'erano!!!