domenica 1 agosto 2010

FILASTROCCA DELLE MAESTRE di Bruno Tognolini

la pedagogia della lumaca

LA FILASTROCCA DELLE MAESTRE
Maestra, insegnami il fiore ed il frutto
- Col tempo, ti insegnero' tutto
Insegnami fino al profondo dei mari
- Ti insegno fin dove tu impari
Insegnami il cielo, piu' su che si puo'
- Ti insegno fin dove io so
E dove non sai? - Da li' andiamo insieme
Maestra e scolaro, un albero e un seme
Insegno ed imparo, insieme perche'
Io insegno se imparo con te

Il principe e la maga

Un giovane principe si era innamorato di una bellissima e potente maga e aveva deciso di sposarla. Anch’essa era innamorata di lui, ma egli temeva che i suoi poteri l’avrebbero un giorno dominato e così le chiese una promessa matrimoniale:
“Io sarò il tuo signore e tu dovrai, ad ogni mia decisione, chinare sempre il capo, sorridere e non dire mai di no, così come fanno tutte le brave mogli del mio e degli altri harem. Inoltre non dovrai mai ricorrere ai tuoi poteri magici nei miei confronti. Ce la farai?”
La maga riflettè un momento, poi rispose :
“Imparerò”
Il principe decise spesso di provare l’obbedienza della moglie e spesso la lasciò sola per dedicarsi alle altre donne: lei ogni volta, chinava il capo, sorrideva e non diceva di no.
Concepì con lei dieci figli ed ogni volta ella chinò il capo, sorrise e non disse di no.
Dopo la nascita di ogni figlio, il principe si allontanava per un lungo viaggio che durava un mese, perché la moglie non pensasse di tenerlo troppo legato a sé ed ogni volta lei chinava il capo, sorrideva e non diceva di no.
Non le regalò mai un fiore, perché non pensasse di essere troppo importante per lui, ma lei tacque, ogni volta sorridendo.
Entrò spesso nelle sue stanze ubriaco, pretendendo di unirsi a lei ed essa ogni volta, chinava il capo, sorrideva e non diceva mai di no.
Un giorno, però, a causa di questa vita dissoluta, il corpo del principe si riempì di macchie che presto divennero piaghe e bubboni: aveva contratto una malattia dolorosa che lo sfigurava, ma egli non si spaventò: “Ho sposato una maga” pensò “Sarà lei a guarirmi!” E si recò nelle sue stanze sicuro, dicendole:
“Donna, sono malato! Guarisci il mio corpo altrimenti rimarrò così per sempre!”
La maga, però, chinò il capo, sorrise, non disse di no, ma si allontanò ed egli la sentì mormorare: “Ho imparato, marito mio: puoi essere orgoglioso di me.”
Aveva imparato: a vincere sui propri sentimenti, sui propri istinti. Aveva vinto sull’amore! Il principe aveva ottenuto ciò che aveva preteso.




Il dono del primo sguardo

Non posso negare d’averti sentito,
non posso dire di non conoscerti,
non posso nascondermi al tuo sguardo.

Nella confusione che mi distrae fuori
E nella delusione che mi rimorde dentro,
perché lasci pesare su di me il tuo sguardo?

Non io posso intenderti  -  qualcun altro, certamente.
Non io posso riconoscerti  -  qualcun altro, forse.
Non io posso lasciarti salire  -  distogli il tuo sguardo!

Non è questa l’ora  - sono stanco e inquieto
Non è più l’ora  -  non credo più a nulla
Non è mai stata l’ora – ogni giorno ha la sua pena.

E tu, poi, che ne sai?
Da dove vieni? Dove vai? Cosa vuoi?
Perché sei sceso fino a me?

Ma ecco: non posso più nascondermi al tuo sguardo.
Perché sei già salito
E mi domandi di lasciarti dire. E già parli.

Immobile era la barca – ormeggiata sulla sponda
Vuote le reti – perché amara è la vita
Vana la fatica della notte – non avevamo preso nulla.

Tu mi hai reso il dono del primo sguardo
Tu sei salito e già parli.
Maestro non comprendo, non è l’ora
Ma tu…tu sei già qui.
E sia, mi discosto un poco da terra anch’io. Amen